Amore, morte e periferie. La temeraria stagione del Massimo

Un cartellone di respiro internazionale all’insegna di storie d’amore e morte come Romeo e Giulietta, Tristano e Isotta, Turandot e Madame Butterfly e di balletti fiabeschi: Biancaneve, la Cenerentola di Prokofiev e un nuovo Peter Pan. Attesissima la più grande interprete vivente di Isotta, Nina Stemme, che ha annunciato la sua ultima volta in questo ruolo.

La Stagione del Teatro Massimo guarda al futuro dando spazio ai giovani, con un occhio al passato grazie ai grandi ritorni sul palco palermitano che dopo mezzo secolo vedrà in scena titoli poco noti come “Elisabetta regina d’Inghilterra”, opera seria di Rossini di cui fu protagonista nel 1971 Leyla Gencer, pietra miliare della Rossini Renaissance, e de “Les pêcheurs de perles” (assenti dal 1966).  Ad inaugurare il programma il 22 novembre 2023 sarà il nuovo e visionario allestimento de “I Capuleti e i Montecchi” di Vincenzo Bellini, autore che in Sicilia non sempre viene scelto per aprire la Stagione operistica, diretto da Omer Meir Wellber con la regia del coreografo e regista israeliano Idan Cohen che impegnerà l’Orchestra, il Coro e il Corpo di ballo del Teatro. Una stagione all’insegna del belcanto che inizia con Bellini e finisce con Rossini, la sua Elisabetta chiuderà il 22 ottobre 2024 con sei recite, regia di Davide Livermore in coproduzione con il Rossini Opera Festival di Pesaro. E Rossini sarà anche protagonista di uno dei 13 concerti previsti; il 30 marzo con lo Stabat Mater diretto da Gabriele Ferro ed eseguito dall’Orchestra, dal Coro del Teatro Massimo e un quartetto di solisti che sono tra i più apprezzati interpreti rossiniani e belcantisti di oggi: il soprano Carolina López Moreno, il mezzosoprano Vasilisa Berzhanskaya, il tenore Francesco Demuro e il basso Luca Tittoto.

Tra le cose più interessanti, grande attesa per “Tristan und Isolde” di Richard Wagner, nel nuovo allestimento del Teatro Massimo, diretto da Omer Meir Wellber (dal 19 al 31 maggio 2024) e la regia di Daniele Menghini. Una stagione temeraria perché punta ancora sui giovani che affiancheranno grandi nomi in opere “intoccabili”, come il Tristano e Isotta di Wagner in scena l’ultima volta a Palermo negli anni ’60: «Non è una cosa così scontata mettere i giovani al lavoro su un’opera così complessa, lunga e difficile – spiega Wellber -. Perciò se volete sentire gli applausi dei vari ‘wagneriani pazzi’ venite a vedere il primo cast con Nina Stemme, se volete sentire i ‘buuh’ ai giovani bravissimi venite alla seconda recita che farà uscire fuori di testa i wagneriani». E proprio in riferimento ai ‘pazzi wagneriani’, come il direttore Wellber definisce gli appassionati o meglio seguaci del compositore tedesco, il Teatro si appresta ad accoglierli da tutto il mondo richiamati dalla presenza nel cast principale della soprano svedese Nina Stemme, la più grande interprete vivente di Isotta, che canterà sul palco del Teatro Massimo la sua ultima Isotta, prima di abbandonare il ruolo. Una delle proposte più importanti della stagione ma anche uno dei momenti più importanti nella storia della musica.

Tra le novità ‘Lady, be good’ opera di George Gershwin mai eseguita, musical in due atti per Broadway che debuttò al Liberty Theatre il primo dicembre 1924. Ci sono ritorni amati come il Rigoletto di John Turturro, esordio operistico del regista e attore italo-americano che debuttò il 13 ottobre 2018 al Teatro Massimo di Palermo, in scena dal 20 al 28 gennaio 2024 con un cast di grandissimi interpreti e sul podio dell’Orchestra del Teatro Massimo il Maestro Daniel Oren, beniamino del pubblico palermitano e protagonista di spicco della scena lirica internazionale. 

Spazio ai giovani (e soprattutto ai siciliani, che saranno presenti in ogni titolo) con la collaborazione tra la Massimo Youth Orchestra e la JuniOrchestra dell’Accademia di Santa Cecilia di Roma, iniziata nell’estate 2023 con i due concerti nella Sala Grande del Teatro Massimo e al Teatro di Verdura e che avrà poi un secondo momento a gennaio a Roma. Un cartellone vasto e sperimentale: otto opere, tredici concerti che si intrecceranno ai tre balletti ispirati a personaggi fiabeschi (Biancaneve; la Cenerentola con le musiche di Sergej Prokofiev, nella pluripremiata versione coreografica di Thierry Malandain; e un nuovo Peter Pan).

«Una stagione quella conclusasi di grande successo, una stagione quella che si annuncia di grande interesse – dichiara il sindaco Roberto Lagalla, che sottolinea come un ottimo lavoro di squadra e le collaborazioni siglate in questo anno appena trascorso abbiano permesso alla Fondazione di chiudere in attivo -. Un cartellone con opere classiche di grande richiamo, ma anche sperimentazioni nel segno dell’ibridazione tra ciò che classico e ciò che è più moderno, tra l’opera e il ballo che permetterà di essere ancora così competitivi e attrattivi non solo nei confronti del pubblico palermitano, ma anche di quello internazionale.».

Nell’ottica di questa ibridazione tra le arti e tra le istituzioni si riconferma la collaborazione tra il Teatro Massimo e Palazzo Butera con un’anteprima eccezionale che porta 30 opere site-specific firmate da David Tremlett. L’artista inglese già presente nella collezione della Fondazione di Valsecchi con i suoi “wall drawings” a Palazzo Butera, realizzerà delle opere appositamente per Palermo. I suoi bozzetti, presentati in anteprima nel corso della conferenza stampa nei Giardini del Massimo, hanno ispirato il concept grafico della Stagione 2023-2024 del Teatro. Si tratta dei disegni preparatori per i controsoffitti di Palazzo Piraino, palazzo a fianco Palazzo Butera che diventerà il Centro Studi della Fondazione Palazzo Butera, che saranno realizzati dall’artista inglese quando i lavori di restauro saranno completati, nel 2024. A spiegarlo Claudio Gulli, curatore dal 2016 del Museo di Palazzo Butera e suo direttore artistico: «un’anteprima che permette alla città di vedere come un artista che ha al suo attivo più di cinquant’anni di esperienze internazionali può aggiungere un ulteriore tassello, dopo i wall drawings di Palazzo Butera. Il dialogo con il Teatro Massimo è infatti sempre un’occasione per ragionare su un futuro della città sempre più innovativo e aperto alle sperimentazioni».

Un cartellone che dentro custodisce tutte le anime dell’arte e anche quelle della città che ancora una volta con le sue periferie sarà protagonista di azioni che mirano a diffondere l’amore per la musica e per l’opera sui territori anche più marginali come è già avvenuto con ‘Opera camion’ e la più recente ‘Short Opera’ a Danisinni e Brancaccio.

Parlare di periferie ed educazione alla bellezza è stata l’occasione per rivolgere al primo cittadino una domanda sulla tragedia che si è appena abbattuta sulla nostra Isola, violata da azioni criminose che hanno causato vittime, ingenti danni e distrutto il nostro patrimonio ambientale, culturale e artistico: «Il dramma che ha vissuto Palermo in questi giorni – ha risposto Roberto Lagalla , che tutti abbiamo condiviso, è sì l’esito dei cambiamenti climatici. Certamente della straordinaria ondata di caldo. Ma anche di comportamenti umani scellerati e mafiosi quali quelli che portano delle persone a bruciare i campi, a offendere la Natura, a mettere in pericolo le persone e i beni delle persone». L’arte e la bellezza possono educare i cittadini, ri-generare, riconfigurare la territorialità promuovendo una riappropriazione consapevole del territorio? Una domanda che riporta alla celebre epigrafe sulla facciata del Teatro Massimo: “L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita”. Un monito, una speranza a cui appellarsi e da cui ripartire, perché forse educare alla bellezza ci può educare all’amore. Mutuando le parole dalla celebre aria del secondo atto della Tosca di Giacomo Puccini: «Vissi d’arte, vissi d’amore, Non feci mai male ad anima viva!…».

articolo pubblicato su BinarioCinque | PalermoToday: qui il link

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