“Vergognati tu che bruci la tua terra”. Storie dei sopravvissuti ai roghi

Sono successi più di una settimana fa. Gli incendi, intendo. Chi se li ricorda? E le famiglie sfollate? E la terra devastata? E gli animali? E l’aria? Siamo bravi a dimenticare, perché se non è nostro il problema, se la nostra casa è intatta e il cielo ha tinte pastello e la trasparenza nasconde una ferita che pare invisibile, ma c’è e continua a esserci.

“Non ci voglio pensare. Non ci voglio pensare alla diossina, ai fuochi. Passato. Tutto passato”, non sono pochi a dirlo, avventori del mercato del martedì, con sacchetti pieni di frutta e verdura, che tanto anche se la IV vasca della discarica di Bellolampo fuma non si vede più e 4 km sono una distanza bastevole. Sono pochi, o tanti, o reali (?!) chissà. Piuttosto, nel fine settimana dove andiamo a mare?

Intanto, la Protezione civile regionale ha diramato un’altra allerta per rischio incendi e ondate di calore avviso n.161, valido dalle 0.00 del 2 agosto e per le successive 24 ore: «Sale al livello 2 (colore arancione) il rischio di ondate di calore, per le giornate di domani e dopodomani, quando a Palermo è prevista una temperatura massima percepita di 36 gradi centigradi. È “media” la pericolosità prevista per il rischio di incendi nella provincia di Palermo (livello di “preallerta”, colore arancione).». Arancione. Come il colore del cielo (appena) qualche giorno fa. Il colore del fuoco, quello che ha devastato e distrutto la storia di centinaia di famiglie e della nostra terra. Il colore con cui inizia il video, un’immagine apocalittica che mostra l’auto di due amici che attraversa le fiamme per scampare al fuoco che insieme alla montagna ha divorato la loro casa, il loro passato, il loro futuro, ucciso tutto anche i loro animali.

Sono stata in piazza per l’Assemblea pubblica Basta incendi organizzata dall’omonimo Comitato Basta incendi, è stata l’occasione per conoscere storie e persone che mi hanno fatto tremare, commuovere, valicare la ‘giusta distanza’ da cui un giornalista non dovrebbe discostarsi. «Siamo vivi per miracolo» e a guardare le immagini che mi hanno mostrato, che vi mostro, questa espressione non rende giustizia a paura e a dolore. Non si può che rimanere attoniti e pregare che tutto questo non accada più. La cosa più bella è il senso di comunità che da questa tragedia si sta esplorando e, speriamo, rifondando. Che sia davvero l’inizio di un cambiamento? Un seme, come dice il mio amico Antonio. Il mio pensiero va a chi ha perduto tutto, a chi non potrà mai essere risarcito, a chi chiede giustizia e ascolto. A chi ancora non può fare ritorno a casa. Va anche ai miei amici Rosi e Tore dell’Agriturismo Il Tancrè che hanno perduto la propria casa, visto andare in fumo tutti i loro sacrifici.

Riuscite a guardare le immagini del video? Per vedere l’orrore e per ricordare quello che molti hanno subito e quello da cui molti di noi sono scampati. Perché potrebbe riaccadere. E non è una ipotesi così remota.

Un minuto di silenzio per le vittime, tre in tutto, per la terra bruciata, per i suoi alberi, per i suoi animali (tanti, troppi, di cui nessuno parla), per le famiglie che hanno perduto una casa, ogni bene e che ancora oggi non possono rientrare perché tutto è andato distrutto o “perché non sono state istituite misure di intervento post emergenziale”, come sottolinea Lorenzo, uno dei giovani studenti che apre l’assemblea a Piazza Indipendenza, con cittadini di ogni età, davanti Palazzo D’Orleans sede dell’Assemblea regionale siciliana.

Inizia così alle ore 18:00 l’Assemblea pubblica e continuerà, intervento dopo intervento, sino alle ore 21:00 con un piccolo faro che illumina i volti di chi ancora resiste e si stringe intorno alla voce disperata di un popolo che chiede ascolto, e facendosi comunità tenta di costruire e segnare la via da percorrere, nell’assenza di indicazioni precise da parte degli organi preposti. Ed è proprio da questa mancanza che si muove l’idea di dar vita «a un gruppo di sostegno e contrasto all’emergenza sociale che ha investito Palermo – spiega Lorenzo, tra i promotori dell’assemblea -, per fornire assistenza legale, psicologica, promuovere la raccolta di beni di prima necessità, ma anche soprattutto svolgere l’importante funzione di mediazione e contatto tra le persone interessate e le istituzioni non sempre presenti».

C’è rabbia, dolore e anche molta frustrazione, ma c’è anche un senso di comunità nuovo, che sembra rifondarsi a partire proprio dai giovani e dalle giovani che qualcuno ha già soprannominato ‘la meglio gioventù’, capaci di aver animato un dibattito sui social e averlo trasformato in un invito in una piazza reale, accolto da centinaia di persone che con registri ed età differenti sono riuscite a creare un’assise popolare pronta a dare battaglia per ottenere giustizia ed evitare che accada ancora. Una scaletta serrata che ha scandito sino a tarda sera gli interventi di chi testimonia la tragedia subita, chi racconta di essere sopravvissuto grazie all’aiuto di altri cittadini, chi denuncia l’abbandono e il mancato intervento; e poi le parole delle associazioni, di studenti, di professionisti, di cittadini pronti a class action per ottenere giustizia.

Un residente della località Inserra, vicino la discarica di Bellolampo, prende parola, racconta di essere scampato al fuoco per miracolo, grazie all’aiuto di figli, dei familiari, del destino, poi spende tutto il suo rammarico in una domanda: «La discarica di Bellolampo è una zona protetta non è aperta al pubblico, mi chiedo come è che non è dotata di un impianto autonomo di spegnimento degli incendi? Personalmente denuncerò il presidente della Rap (società di gestione rifiuti) in quanto rappresentante della sicurezza dentro quell’impianto perché per noi è da lì che è partito l’inferno che ha devastato tutta la montagna».

“Intervento tempestivo”, sono le due parole largamente pronunciate da chi quell’intervento non l’ha ricevuto e ha visto bruciare la propria casa, il proprio terreno e perfino i propri animali domestici come Rossella, Giuliana, Salvo, Ignazio o come Rosalia e Rosi che hanno perduto tutto e a cui nessuno spiega come poter rientrare in possesso della propria abitazione. Tante famiglie sfollate che vagano nel buio perché non è ancora stata istituita una commissione specifica, né fatto un censimento dei danni e di chi li ha subiti. «Ad oltre una settimana dall’incendio che ha colpito e distrutto diverse zone della nostra città, persino al consiglio comunale vengono negate le informazioni – denuncia Mariangela Di Gangi, consigliera Comunale, componente della Commissione Bilancio del Comune di Palermo -. Abbiamo chiesto e aspettiamo che il sindaco venga in aula almeno per dare informazioni su quanto è accaduto e soprattutto su come stanno o intendono procedere, così come abbiamo chiesto che venga istituita una Commissione consiliare ad hoc e di cui non si ha ancora notizia. La città, come dimostra la partecipatissima assemblea cittadina di ieri, pretende che l’Amministrazione compia atti davvero incisivi e in grado di rispondere alla situazione di tantissime famiglie, che pretendono spiegazioni su quali iniziative di sua competenza fossero state intraprese anche per la prevenzione. Il Consiglio Comunale non può che assumere adesso un ruolo di stimolo affinché si colmino queste lacune e si accertino le responsabilità. Ci sono poi tantissime famiglie le cui abitazioni sono state danneggiate e che ancora aspettano di sapere se possono farvi ritorno oppure no. Letteralmente abbandonate a loro stesse e che in assenza di perizie ufficiali non possono nemmeno sapere se sono o no da considerarsi come sfollati. Lo abbiamo chiesto prima che avvenisse l’emergenza e continuiamo a chiederlo ora: il Comune deve spiegare cosa ha fatto sul fronte della prevenzione e deve adesso dare informazioni chiare e assistenza vera alle famiglie in difficoltà».

Sono tante le parole e altrettante le proposte, ognuno affronta la questione da un piano differente: i diritti negati, i piani di prevenzione e di intervento, le morti, il danno ambientale, le minacce alla salute. Tutti gli interventi in piazza si susseguono con il massimo rispetto, senza momenti di tensione se non lacrime, urla e indignazione, in una dignità condivisa nonostante la rabbia e la ferocia delle emozioni si scontrano contro un silenzio istituzionale che si fa fatica a comprendere.

Giovedì ci sarà un corteo cittadino e una fiaccolata affinché non cali il silenzio su questa terribile vicenda. Un silenzio che è fuoco sulla cenere. Ma ben visibile, soprattutto a chi ha perduto tutto e si ritrova ancora una volta a combattere per difendere la propria esistenza.

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